Artrite reumatoide, efficacia e sicurezza dell’olokizumab

  • Alessia De Chiara
  • Notizie dalla letteratura
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Messaggi chiave

  • Olokizumab, in due diversi dosaggi e in aggiunta al metotrexate, si è rivelato superiore al placebo nei pazienti con artrite reumatoide.
  • È stata inoltre dimostrata la non inferiorità del farmaco rispetto all’adalimumab.

Un trattamento con olokizumab in pazienti in terapia di mantenimento con metotrexate permette di ottenere un miglioramento alla scala ACR20 (American College of Rheumatology 20), ovvero una riduzione di almeno il 20% delle articolazioni dolenti e tumefatte e il miglioramento di almeno il 20% in 3 su altri 5 parametri. La terapia è stata somministrata ogni 2 o 4 settimane e l'end point è stato misurato a 12 settimane. È quanto emerge da uno studio contro placebo di fase 3 pubblicato su New England Journal of Medicine, che dimostra anche come il trattamento olokizumab più metotrexate sia non inferiore alla combinazione adalimumab più metotrexate.

La studio, condotto tra il 2016 e il 2019 presso 209 siti tra Stati Uniti, Europa, Regno Unito, Asia e America Latina, aveva lo scopo di valutare efficacia e sicurezza di olokizumab, un anticorpo monoclonale umanizzato anti-interleuchina 6 che, a differenza di altri inibitori approvati per l’artrite reumatoide come tocilizumab e sarilumab, mira direttamente alla citochina stessa e non al suo recettore. 

In particolare, 1.648 adulti con artrite reumatoide con risposta insufficiente alla terapia con metotrexate sono stati randomizzati in rapporto 2:2:2:1 a ricevere in aggiunta olokizumab per via sottocutanea alla dose di 64 mg ogni 2 oppure ogni 4 settimane, adalimumab (un inibitore del fattore di necrosi tumorale) alla dose di 40 mg ogni 2 settimane o placebo.

L'end point primario è stato raggiunto nel 70,3% dei pazienti in terapia ogni 2 settimane, nel 71,4% di quelli in terapia ogni 4 settimane, nel 66,9% di quelli trattati con l’adalimumab e nel 44,4% di quelli assegnati al placebo.

Gli autori fanno notare che lo studio ha coinvolto un numero relativamente basso di pazienti e ha avuto una durata breve, insufficiente a far emergere eventuali eventi rari. Inoltre, il 3,8% dei partecipanti trattati con olokizumab ogni 2 settimane e il 5,1% di quelli che lo ha ricevuto ogni 4 settimane sono risultati positivi agli anticorpi contro il farmaco.

In sostanza, il vantaggio di olokizumab rispetto alle terapie già esistenti consiste nella possibilità di somministrarlo una o due volte al mese, contro la somministrazione settimanale degli altri trattamenti addizionali al metotrexate, e nella bassa antigenicità. “Sono necessari trial più ampi e più lunghi per determinare l’efficacia e la sicurezza di olokizumab in pazienti con artrite reumatoide” concludono i ricercatori.