Apixaban è efficace nel ridurre il rischio di tromboembolia nei pazienti oncologici
- Cristina Ferrario — Agenzia Zoe
- Notizie dalla letteratura
Messaggi chiave
- In pazienti oncologici ambulatoriali a rischio medio-alto di tromboembolia e in procinto di iniziare la chemioterapia, apixaban riduce gli episodi tromboembolici rispetto al placebo.
- Sempre rispetto a placebo, il trattamento con apixaban porta a un incremento dei tassi di sanguinamento.
Descrizione dello studio
- Nello studio randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, sono state valutate efficacia e sicurezza della somministrazione di apixaban (2,5 mg due volte al giorno) per la tromboprofilassi in pazienti oncologici ambulatoriali a rischio da intermedio ad alto di tromboembolia venosa (Khorana score ≥2) e che stavano iniziando la chemioterapia.
- L’esito primario di efficacia era la tromboembolia venosa documentata in modo oggettivo in un periodo di 180 giorni.
- Il principale esito di sicurezza era l’insorgenza di episodi di sanguinamento maggiore.
- Fonte di finanziamento: Canadian Institutes of Health Research; Bristol-Myers Squibb-Pfizer Alliance.
Risultati principali
- Nello studio, 574 pazienti sono stati sottoposti a randomizzazione e 563 sono stati inclusi nell’analisi per intention-to-treat modificata.
- Si sono verificati 12 episodi di tromboembolia venosa nei 288 pazienti (4,2%) del gruppo apixaban e in 28 nei 275 pazienti (10,2%) nel gruppo placebo (hazard ratio: 0,41; P<0,001).
- Nell’analisi per intention-to-treat modificata, il sanguinamento maggiore si è presentato in 10 pazienti (3,5%) nel gruppo apixaban e in 5 pazienti (1,8%) nel gruppo placebo (hazard ratio: 2,00; P=0,046).
- Nel corso del periodo di trattamento, sono stati osservati episodi di sanguinamento maggiore in 6 pazienti (2,1%) nel gruppo apixaban e in 3 pazienti (1,1%) nel gruppo placebo (hazard ratio: 1,89).
Limiti dello studio
- Non è possibile escludere bias legati ai diversi tipi di tumore inclusi nello studio.
- Non è stato possibile giungere a dati sul rischio specifici per singolo tumore o regime chemioterapico.
- I risultati relativi al sanguinamento non possono essere applicati a soggetti con disfunzione renale.
Perché è importante
- I pazienti oncologici hanno un rischio di tromboembolia venosa maggiore rispetto alla popolazione generale.
- La tromboprofilassi parenterale può ridurre il rischio ma non viene raccomandata anche a causa del rischio associato di sanguinamento.
- La profilassi con anticoagulanti orali diretti potrebbe essere vantaggiosa sotto diversi punti di vista, ma mancano dati certi sulla sua efficacia e sicurezza in questa popolazione.
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