Antiepilettici e neurosviluppo fetale, rassicurazioni e timori
- Elena Riboldi
- Uniflash
Epilessia e gravidanza, un binomio che desta apprensione. Da un lato si temono gli effetti delle crisi epilettiche, potenzialmente devastanti nel caso delle crisi generalizzate tonico-cloniche, e dall’altro ci si preoccupa per le conseguenze dell’esposizione del nascituro ai farmaci antiepilettici. A vantaggio dei medici che devono gestire questa situazione delicata arrivano nuove evidenze riguardo agli effetti delle terapie anticonvulsivanti sugli esiti cognitivi della prole.
I risultati dello studio MONEAD indicano che il neurosviluppo dei bambini di 3 anni esposti ai nuovi farmaci antiepilettici non è diverso da quelli dei coetanei non esposti. Tuttavia, alcune analisi secondarie suggeriscono che l’esposizione ad alte dosi di levetiracetam possano influenzare negativamente alcune misure cognitive, fatto che richiede approfondimenti e cautela. Un altro dato interessante che emerge dallo studio, pubblicato sulla rivista Lancet Neurology, è che esiste un’associazione tra l’ansia materna dopo la nascita della prole e le abilità cognitive di quest’ultima.
Le nuove informazioni
Lo studio MONEAD (Maternal Outcomes and Neurodevelopmental Effects of Antiepileptic Drugs), condotto negli Stati Uniti, ha arruolato 456 donne gravide entro la ventesima settimana di gestazione, 351 delle quali soffrivano di epilessia. L’esito primario era il Verbal Index score dei bambini all’età di 3 anni. Questo strumento valuta il linguaggio, che può essere considerato un surrogato delle abilità cognitive in quanto è strettamente legato alle funzioni intellettive generali. In più, alcuni studi hanno suggerito che le abilità linguistiche, in particolare quelle espressive, potrebbero essere influenzate dall’esposizione ai farmaci antiepilettici in utero.
Il 96% dei bambini nati da donne con epilessia era stato esposto a farmaci antiepilettici (il 74% a un solo farmaco e il 22% a più farmaci). Le monoterapie più utilizzate erano lamotrigina (43%) e levetiracetam (35%), a queste si aggiungevano meno frequentemente oxcarbazepina (7%), carbamazepina (6%), zonisamide (5%) e topiramato (3%). La combinazione più frequente era lamotrigina più levetiracetam (41% delle politerapie). Le prescrizioni seguivano fedelmente le linee guida che sconsigliano l’uso dell’acido valproico in gravidanza per via dei suoi effetti teratogeni e degli effetti deleteri sullo sviluppo del cervello fetale anche senza malformazioni individuabili.
I punteggi dei bambini nati da donne con epilessia e da donne senza epilessia non erano significativamente diversi. Non è stato riscontrato un effetto dipendente dal livello di esposizione ai farmaci (valutato sulla base della concentrazione nel sangue materno). Analisi secondarie hanno però suggerito un effetto esposizione-dipendente su alcune misure cognitive, particolarmente evidente per il levetiracetam.
Anche alcuni fattori diversi dai farmaci epilettici sono risultati associati a Verbal Index score, tra cui il quoziente di intelligenza materno, il livello di istruzione materno e il sesso femminile. È stato inoltre riscontrato un effetto avverso dell’ansia materna post-partum sul Verbal Index score e questa associazione era più forte nelle donne con epilessia che in quelle senza epilessia.
Cautela e follow-up
“I risultati dello studio MONEAD in bambini di 3 anni fornisce rassicurazioni sul fatto che con i nuovi farmaci antiepilettici (specie levetiracetam e lamotrigina, i più usati nello studio) medici e pazienti non devono temere un effetto negativo significativo sugli esiti cognitivi – ha commentato Max Wiznitzer dell’Università di Cleveland in un articolo di accompagnamento – Tuttavia, il riscontro di un effetto non significativo di alte concentrazioni di alcuni farmaci antiepilettici nel sangue, anche se queste concentrazioni restano nei limiti di norma, va ad aggiungersi alla responsabilità del neurologo di gestire l’epilessia con prudenza durante la gravidanza”. Wiznitzer riferisce che non vi sono evidenze di un’aumentata incidenza di disabilità intellettiva dopo esposizione in utero al levetiracetam, che sarebbe attesa se il farmaco causasse un effetto cognitivo negativo rilevante, ma che alcuni studi hanno suggerito un’associazione tra levetiracetam e disturbi psichiatrici quali ansia e deficit di attenzione-iperattività. Saranno il follow-up di questo studio e altre ricerche a dover sciogliere ogni dubbio.
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